Clientele e incompetenze sprecano
miliardi di euro destinati a piccoli imprenditori
“Gesù dà il pane a chi non ha i denti” è un modo dire per
sottolineare che le opportunità capitano a chi non sa sfruttarle. In questo
caso il “pane” è rappresentato da decine di miliardi messi a disposizione delle
imprese (quelli che non hanno i denti) e non utilizzati. Soprattutto il
Mezzogiorno d’Italia è beneficiario di tantissimi fondi che poi non
vengono erogati alle imprese. Ed è inutile girarci intorno: questa volta
le banche non c’entrano nulla! La
responsabilità di tale spreco è solo dell’informazione (che non c’è) e degli
imprenditori del nostro Paese che si affidano a consulenti impreparati e spesso
conniventi con il sistema delle clientele (consulenti di fiducia mal informati
che non consigliano o sconsigliano di partecipare ai bandi). Stiamo
parlando dei finanziamenti europei che costituiscono lo strumento
principale dell’Unione europea per attuare una strategia di integrazione
economica e sociale dei Paesi membri. L’Ue, ogni sette anni, infatti,
predispone un programma di finanziamenti per lo sviluppo in vari
settori: salute, tecnologia, agricoltura, imprenditoria giovanile, start
up, e così via. Si tratta in sostanza di contributi a fondo perduto assegnati
dal Consiglio dell’Unione ai progetti operativi ritenuti meritevoli. Si possono
distinguere due tipi di finanziamenti europei:
Nel caso della gestione indiretta o decentrata (fondi strutturali), le risorse del
bilancio dell’Unione europea vengono quindi trasferite agli Stati membri
interessati e gestite prevalentemente dalle Regioni. Queste, poi, sulla
base dei propri programmi operativi, ne dispongono l’utilizzazione e
l’assegnazione ai beneficiari finali.
Sebbene la maggior parte dei consulenti conosca solo i fondi
strutturali, capita però molto spesso che le Regioni debbano restituirli perché
non vengono richiesti o utilizzati nei tempi previsti. I motivi sono vari:
documenti non disponibili o falsificati,
parcelle ai professionisti non pagate,
dichiarazioni mendaci da parte dei beneficiari.
Innanzitutto le Regioni non sempre sono in grado di predisporre i
bandi per erogare i fondi. Per accedere
ai fondi europei occorrono professionisti preparati sul fronte del
diritto comunitario e poliglotti, mentre spesso queste funzioni vengono
affidate a fedelissimi del governatore di turno. In secondo luogo, laddove
riescano a predisporre i bandi, non si raggiunge quasi mai l’accordo sulla
nomina dei componenti delle commissioni di valutazione. Infine, laddove si
riesca a effettuare il finanziamento, all’obiettivo finale del progetto
arrivano pochi spiccioli. Perché nessun Paese ha tante società di consulenza (o
pseudo-tali) sui fondi europei indiretti come l’Italia. Significa che, una
volta ottenuto il finanziamento, questo spesso si disperde in mille rivoli. E spesso
con tempi lunghi a causa delle lentezze burocratiche.
Peraltro nel nostro Paese c’è la brutta abitudine di vincolare la
richiesta di finanziamento a un fondo strutturale alla presentazione
di garanzie idonee (come la fideiussione) mentre nei fondi diretti tali
garanzie non vengono in alcun modo richieste. Ma questi ultimi sono poco
conosciuti (e quindi poco utilizzati). Sapete perché? Perché i canali
istituzionali esistenti in Italia evitano di fare una trasparente pubblicità ai
fondi diretti e le Pmi vengono quindi strategicamente incanalate verso le fonti
di finanziamento indiretto. Ma in un Paese dal disperato bisogno di
investimenti e occupazione meglio non combattere con politici incompetenti,
burocrazia invadente, consulenti collusi senza scrupoli. Molto meglio
rivolgersi ai fondi diretti.
Per i fondi diretti,
infatti, è direttamente la Commissione europea con sede a Bruxellesa stabilire i criteri di
funzionamento dei diversi programmi comunitari senza intermediazioni da parte
di enti amministrativi territoriali. Sono quindi svincolati da metodiche e
tempistiche clientelari tipiche del contesto politico italiano. Nei fondi
diretti non assistiamo al gioco di scambio di favori e la valutazione del
progetto viene fatta da esperti esterni indipendenti, accreditati presso l’albo
della Commissione europea, che garantiscono imparzialità e competenza. I
finanziamenti a gestione diretta riguardano le politiche settoriali, l’oggetto
del finanziamento è il settore. Sono gestiti direttamente dalla Commissione
europea e sono attuati tramite i programmi comunitari. Ogni programma riguarda
uno specifico settore: per esempio ricerca e innovazione, ambiente, cultura,
formazione, politiche sociali, gioventù… Non occorre più sprecare tempo: oggi
più che mai l’accesso ai fondi europei rappresenta per i piccoli imprenditori
un’opportunità da non perdere, un’occasione per poter realizzare progetti
imprenditoriali virtuosi con una ricaduta sul territorio non solo dal punto di
vista economico ma anche sociale e occupazionale. Ecco perché scegliere professionisti specializzati
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